Riprendiamo la rubrica di schede informative sulle attività dell'Unione europea, che sono state molto apprezzate, con riferimenti giuridici ma anche con riferimenti legati al dibattito politico e culturale, relative a temi di grande rilevanza sociale su cui l’Europa sta adottando scelte e scrivendo norme che delineeranno un orizzonte di scelte di standard che l‘ Europa auspica possano diventare di riferimento globale. Se volete ulteriori approfondimenti scrivetemi a:
In Italia si è molto parlato di questa direttiva, il cui obiettivo è rendere più performanti dal punto di vista energetico le nostre abitazioni e tutto il patrimonio immobiliare, da quello commerciale a quello degli edifici pubblici.
La discussione ha avuto luogo in sede politica ed istituzionale (con o.d.g. e delibere specifiche) ma anche sui social e nei media. Spesso le informazioni sono state “manipolate” e sono circolate molte inesattezze.
Per questo motivo è importante una scheda informativa che riporti esattamente il contenuto prescrittivo o facoltativo della Direttiva, analizzandone tanto le opportunità quanto i problemi e le lacune da colmare. Occorre, tuttavia, partire dalla conoscenza degli atti per fornire un giudizio sereno.
2. Un giudizio di sintesi e le finalità della Direttiva
Il giudizio è positivo poiché la Direttiva vuole puntare sull’efficienza, cioè sull’ampia possibilità che abbiamo di ottenere risultati sempre migliori utilizzando sempre meno e sempre meglio l’energia.Come è noto, in Europa è in atto una grande riconversione del modello energetico, dai fossili alle rinnovabili. Ma oltre a ciò, occorre affrontare due grandi temi:
Il risparmio energetico, poiché oggi gli sprechi sono troppo elevati;
L’efficienza nell’utilizzo dell’energia: a)per il riscaldamento ed il raffreddamento delle abitazioni, b) per la mobilità, c) per la produzione e i servizi.
Nello specifico la Direttiva, che ne rivede una precedente, si occupa degli edifici rafforzando il concetto di ENERGY EFFICIENCY FIRST con nuovi requisiti minimi di prestazione energetica per la trasformazione del settore.
Sentiamo spesso parlare di “lavoratori digitali” e di “piattaforme digitali”, sappiamo che questa è una realtà in crescita e sempre più forte nel futuro, sappiamo anche che sotto queste definizioni si trovano tipologie di lavoratori molto differenziate tra loro, da quelle più “forti” per le loro competenze a quelle più fragili per la generecità e ripetitività delle loro funzioni.
Era importante che l'Europa se ne occupasse e cominciasse a definire un quadro normativo.
Questo è il primo merito della Direttiva su “Miglioramento delle condizioni di lavoro delle persone che lavorano mediante piattaforme digitali”.
Si è partiti dalla proposta della Commissione europea del dicembre 2021 “Improving working conditions in platform work” che riguardava:
una comunicazione
una direttiva
un progetto di orientamenti
e si è arrivati all'approvazione finale della direttiva in aula a Strasburgo nel dicembre del 2022 (esattamente un anno dopo).
Le piattaforme di lavoro digitale e l’economy delle piattaforme
Si tratta delle imprese presenti in Internet che “intermediano”, tra lavoratori subordinati e autonomi e le imprese che se ne giovano.
I lavoratori interessati possono svolgere online il loro lavoro (ad es. di trattamento dati) o fisicamente in diversi luoghi (ad es. con consegna cibo o oggetti).
L'algoritmo è la modalità che organizza il lavoro gestendo domanda e offerta.
Le piattaforme di lavoro digitale sono molto diffuse in Europa: più di 500 e sono sia grandi realtà internazionali che minuscole start up locali.
I lavoratori interessati sono invece 28 milioni e si stima che questo numero crescerà fino a 43 milioni in pochi anni.
È un insieme composto da giovani lavoratori saltuari e altre realtà.
Ma ciò che preoccupa, oltre all'assenza di un quadro di riferimento univoco per tutta l'UE, è che la metà di questi lavoratori guadagna meno del salario minimo orario nazionale vigente, il che denota la preoccupante precarietà e “fragilità” di questo ambito lavorativo, con tutti i potenziali rischi di sfruttamento.
Il 13 luglio scorso il Parlamento Europeo ha approvato la Risoluzione sullo stato dell’Unione delle Piccole e Medie Imprese. Cioè una serie di raccomandazioni che i Parlamentari Europei pongono all’attenzione della Commissione Europea e del Consiglio dell’Unione europea.
I presupposti
La Commissione Europea è al lavoro sul fronte della politica industriale e di una azione che coinvolga le PMI già dal 2020. Si parla di “nuova strategia industriale” e di “strategia per le PMI” per affrontare la digitalizzazione e la sostenibilità.
Inoltre, nel 2020 vi è stata già un’altra risoluzione che riguarda la PMI ed in particolare una nuova strategia per le PMI europee.
Mentre nel Discorso sullo stato dell’Unione del 2022, la Presiedente Ursula von del Leyen ha annunciato un pacchetto di aiuti per queste imprese.
Ed in ultimo, il 27 giugno 2023 è stata pubblicata dalla Commissione la “Relazione annuale sulle PMI europee 2022/2023 – Valutazione delle prestazioni delle PMI 2022/2023”.
Perciò lo sforzo per migliorare l’ambiente di attività delle Piccole e Medie Imprese, scheletro dell’economia italiana ed europea, è grande e va avanti da anni. E la posizione del Parlamento Europeo, quindi dei rappresentanti degli interessi dei cittadini che riconoscono il ruolo cruciale delle PMI, è sempre ben presente per guidare le linee di indirizzo e le decisioni della Commissione affinché gli interessi siano sempre verso la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e la coesione sociale.
Vicepresidente della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE)
Dopo ben 20 anni dalla normativa più completa definita a livello europeo, arriva la riforma organica sulla legislazione farmaceutica, anticipata lo scorso anno dalla pertinente strategia.
La Proposta della Commissione è un Pacchetto composto da più atti ed ha subito sollevato apprezzamenti ma anche critiche, preoccupazioni e controproposte da parte dell’industria, sia quella dei farmaci coperti da brevetto che quella dei generici e dei biosimilari.
Alla Proposta hanno reagito non solo il mondo industriale del settore ma anche tutto il sistema delle organizzazioni sanitarie, delle professioni e della ricerca. Essi hanno contribuito con opinioni e “position papers” affinché venissero messe sul tavolo di lavoro dei co-legislatori (Parlamento Europeo e Consiglio) tante materie da approfondire e da discutere.
Prima di esaminare quali sono i contenuti concreti e gli obiettivi del Pacchetto, si riporta qualche dato sul settore.
Il contesto di riferimento
Il settore è presente in quasi tutti i paesi, ma è “concentrato” principalmente in alcuni. Tra questi, l’Italia.
Le imprese del settore, complessivamente, impiegano una manodopera che arriva (nel 2020) a 840mila lavoratori.
Gli investimenti in ricerca e sviluppo sono alti (e da far crescere ancora), arrivano ad un valore di 26,5 miliardi di euro. Mentre gli investimenti complessivi del settore arrivano a quasi 40 miliardi. Ciò significa che, in scala globale, dopo gli Stati Uniti si posizionano UE e Regno Unito.
Da considerare che il mercato europeo di farmaci è molto significativo anche sulla bilancia dei pagamenti con un grande avanzo generato anche dalle esportazioni di ben 136 miliardi.
Ma l’Europa, oltre che grande produttore ed esportatore, è anche al secondo posto tra i paesi occidentali per consumo di farmaci e relativa spesa farmaceutica (quasi l’1,5% del PIL dell’Unione).
Dopo tanti annunci, nell'ambito delle iniziative di politica energetica per la transizione dalle fonti fossili alle rinnovabili, finalmente la Commissione europea ha varato nel marzo 2023 una Riforma del Mercato Elettrico, “market design”, che vuole aggiornare il quadro legislativo e di funzionamento del mercato.
Ora il progetto è all'esame del Parlamento, affidato principalmente alla COMMISSIONE INDUSTRIA ed ENERGIA (ITRE) di cui l’on. Toia fa parte.
Questo nuovo assetto vuole rendere più rapido lo sviluppo e la diffusione delle energie rinnovabili anche per garantire una maggiore stabilità al costo dell'energia per le famiglie e le imprese che hanno affrontato la “volatilità” del mercato del gas e i prezzi cresciuti a dismisura negli ultimi due anni.
Accanto alla riforma del mercato c'è anche un provvedimento REMIT (Regolamento di cui l’on. Toia è shadow per il gruppo SD) che vuole prevenire e controllare le possibili manipolazioni del mercato (e quindi dei prezzi).
La crisi energetica (e le implicazioni della guerra decisa dalla Russia) ha imposto all’UE di “correre” nella sua già programmata riconversione ambientale ed energetica.