Prefazione di Patrizia Toia
Nel 2019 questa legislatura europea è iniziata con la promessa di avviare una Conferenza sul futuro dell’Europa che avrebbe dovu-to partire il 9 maggio del 2020, cioè esattamente 70 anni dopo il celebre discorso di Robert Schuman all’Assemblea francese che ha posto le basi e il metodo dell’integrazione europea. Il giorno prescelto però l’Europa, così come il resto del mondo, era alle pre-se con una pandemia e una crisi senza precedenti. Chiusi dentro casa a leggere le cifre raccapriccianti di morti e contagi, abbiamo dovuto rimandare al futuro il discorso sul futuro per occuparci del presente. Eppure, paradossalmente, le scelte fatte dall’Unione europea nei mesi che vanno dal 9 maggio 2020 al 9 maggio 2021, quando effettivamente la Conferenza sul futuro dell’Europa ha potuto avviare i suoi lavori, hanno fatto di più di quanto avreb-bero fatto mille conferenze nel costruire concretamente il futuro dell’Europa e nell’indicarci una strada.
In quei mesi è stato fatto l’accordo per varare un piano di rilancio economico più vasto del Piano Marshall, è stata presa la decisionestorica di creare debito comune per ripagare il piano, con larivoluzione copernicana di assegnare i fondi in base a un principiodi solidarietà e non con i soliti parametri di contributi, pil epopolazione, così come la scelta di acquistare insieme i vaccini,12distribuendoli in modo equo a tutti i cittadini europei, creandole basi di una vera Unione della Salute. Ognuna di queste singoledecisioni, prese in emergenza per affrontare i problemi delpresente, avrà profonde ripercussioni sul futuro e contribuirà aforgiare negli anni e nei decenni che verranno il tipo di Europa eil tipo di società in cui vivranno i cittadini europei.
Così, questo avvio ritardato della Conferenza ci ha impartito una doppia lezione di cui dobbiamo fare tesoro: innanzitutto, perquanto possiamo e dobbiamo fare previsioni per costruire il mondodi domani, dobbiamo ricordarci che le previsioni sono fatteper essere smentite dai fatti. “Mann Tracht, Un Gott Lacht” èun vecchio adagio yiddish che significa “L’uomo progetta e Dioride”. Quando è iniziata questa legislatura nessuno avrebbe maiimmaginato di vivere uno scenario apocalittico come quello cheabbiamo vissuto. Così come quando all’avvio della moneta unicai politici tedeschi e nord europei hanno detto: mai bilanci salvaticon soldi comuni, mai eurobond, mai debito comune, nessunoavrebbe mai immaginato che nel giro di una decina d’anni il mondosarebbe stato sconvolto da una crisi finanziaria ed economicaglobale, poi diventata crisi dell’euro e poi seguita pochi anni dopoda una pandemia.
Vai alla pubblicazione: "Il futuro dell’Europa è ora"
Prefazione di Patrizia Toia
Che fortuna aver avuto dei maestri in politica! Marcora lo era; un leader tra tanti altri esponenti dello stesso gruppo così ricco di figure e personalità di spicco e di primo piano: Granelli, Rognoni, Guzzetti, Golfari, Martinazzoli e poi Bassetti, protagonista del re-gionalismo, persona politica più autonoma, ma comunque parte di quella stagione politica.
Tanti sarebbero i nomi che vorrei richiamare, ma correrei il ri-schio di dimenticarne troppi. Mi limito a sottolineare che la qua-lità politica, la preparazione, la capacità di analisi era così diffusa e alta in quel gruppo della Democrazia cristiana che un semplice segretario di zona aveva numeri e potenzialità che terrebbero ben testa a tanti politici eletti d’oggi.
E poi c’erano le donne, fiore all’occhiello di quel gruppo: Ma-ria Luisa Cassanmagnago, Maria Paola Svevo, Mariapia Garava-glia… E tante altre che avrebbero avuto numeri e capacità per cariche più rilevanti, dando il meglio come amministratrici locali. Penso, per tutte, alla mitica sindaca Ettorina Borroni e alla sua coraggiosa, “scandalosa” per allora, giunta Dc-Pci-Psi-Psdi-Pri-Pli (1970-75).
Questo era l’humus fertilissimo nel quale si faceva politica e si cresceva, imparando e consentendo a tanti giovani (che Marcora ha sempre sostenuto, incoraggiato e promosso) di entrare nell’a-gone istituzionale.
Vai alla pubblicazione: "Marcora e l’Europa"