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Europa: l'impegno dei cattolici

Nel momento in cui tutti i cittadini europei guardano conNel momento in cui tutti i cittadini europei guardano consperanza al contesto europeo per il vaccino contro ilcoronavirus e l'Europa è spesso ridotta ai numeri del Recovery Fund e a una cruda contabilità tra il dare e l'avere, questo libro rappresenta un altro tipo di vaccino, non meno importante.Un vaccino rispetto alla nostra memoria corta, allesemplificazioni e banalizzazioni sull'Europa e sul contributo del cristianesimo, alle minimizzazioni di un progetto politico fondato su valori profondi e su una storia più ricca e lunga diquella che si legge nei documenti ufficiali. Un vaccino allatentazione, del tutto fuorviante, di ridurre il dibattito sulleradici cristiane dell'Europa a una partita tra due tifoserieopposte.

Per queste ragioni questo libro è una lettura utile e consigliataPer queste ragioni questo libro è una lettura utile e consigliataa tutti, credenti e non credenti, europeisti ed euroscettici.Toglie il fiato la vertigine di settant'anni di storia europea,ripercorsi nei discorsi e nei contributi di pontefici e grandiuomini politici. Nelle aspirazioni, negli appelli, negliammonimenti e nell'intensità di queste parole prende vita difronte ai nostri occhi la grandezza di un progetto di pace e diciviltà come quello dell'Unione europea, di cui troppo spesso dimentichiamo la portata e le finalità per inseguire le urgenzedell'attualità, e la ricchezza di una tradizione cristiana il cuicontributo alla costruzione di questo progetto è fondamentalee innegabile, qualunque sia l'opinione sul posto dariconoscerle nei documenti ufficiali.

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COVID-19 Italia-Europa: la sfida, il cambiamento

Pandemia, risposta comune e nuove prospettive per l’UE

L’Unione europea ha attraversato – e sta tuttora attraversando – una delle fasi più complicate della sua storia. La pandemia di Covid-19, diffusasi progressivamente nel mondo intero dalle prime settimane del 2020, ha colpito duramente il continente sul piano sanitario, economico, occupazionale, sociale, chiamando ovviamente in causa le istituzioni politiche nazionali e comunitarie. Si tratta di una stagione europea del tutto straordinaria – nel bene e nel male. Nel male, in primis, perché l’Europa è stata scossa da una fortissima pandemia che ha portato malattia e sofferenze, mietuto vittime, costretto i popoli europei a distanziamenti e lockdown (basti pensare al dramma delle scuole chiuse…) e ha “piegato” l’economia del continente.
 
Nel bene, poi, perché di fronte a questa crisi, la più dura e devastante , forse, dalla nascita dell’Europa comunitaria, si è reagito prima con alcuni provvedimenti di emergenza, poi con risposte assolutamente inedite, infrangendo alcuni tabù (come l’ipotesi di un debito comune) e affermando uno spirito di solidarietà tra gli Stati membri, frutto sia di scelte ideali che di realistica valutazione secondo cui la “sorte di un Paese ha effetti su tutti”. Ci lega dunque un “destino comune”: non ci si salva da soli, ma ci si salva insieme.
 
Dunque, le risposte politiche ed economiche emerse dalla crisi determinano anche il futuro dell’istituzione europea, la sua “salvezza economica” si intreccia con il completamento del “progetto incompiuto” dell’unità europea, portandolo a una indispensabile maggiore integrazione.

Vorrei perciò commentare questo storico passaggio, le decisioni assunte e condividere qualche osservazione politica e di prospettiva. Non mancherò, anzitutto, di dare uno sguardo alle prime misure urgenti, a conferma che quello in atto è un work in progress che sta traghettando l’Unione europea e i suoi Stati membri in un rinnovato processo di integrazione.

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Sturzo e l'idea di Europa (Introduzione di Patrizia Toia)

Il 28 gennaio 2020 – rimarcare la data è essenziale – si è svolto nella sede di Bruxelles del Parlamento europeo il convegno dal titolo “Sturzo e l’idea di Europa”, a conclusione del centenario dell’appello “Ai liberi e forti”. L’intenzione che mi aveva mosso per questa iniziativa era di soffermarsi sul pensiero del fondatore del Partito Popolare Italiano, figura politica di levatura internazionale, alla ricerca di temi e motivi utili al dibattito politico contemporaneo, considerate anche le molteplici crisi attraversate dall’Unione europea negli anni recenti (economico-finanziaria, politico-istituzionale, migratoria, demografica…). Nessuno poteva immaginare, al momento di imbastire il programma del convegno, e poi di svolgerlo, che dietro l’angolo ci attendeva un’altra sfida, altrettanto grave, dolorosa per tanti aspetti, generata questa volta da un virus. Ebbene, la pandemia Covid-19 aveva un po’ offuscato le ricadute del convegno sul dibattito politico in corso. Eppure, riprendendo i testi delle splendide relazioni e delle efficaci testimonianze risuonate in quella occasione, ci si è accorti come esse meritassero più ampia divulgazione, proprio in relazione ai nuovi tempi e agli ostacoli sopraggiunti cui far fronte.

Così, anche con l’aiuto del giornalista e storico Gianni Borsa, abbiamo ripreso i testi del convegno, che qui presentiamo dopo essere stati sbobinati e rivisti per la pubblicazione. Si tratta, a mio avviso, di tornare al sorgivo e lungimirante pensiero di don Luigi Sturzo, considerando l’attualità e, se così possiamo dire, l’utilità di taluni suoi decisivi spunti in questa straordinaria – nel male e nel bene – stagione italiana, europea e mondiale

Nel male, perché l’Europa è stata scossa da una fortissima pandemia che ha mietuto vittime umane e ha “piegato” l’economia del Continente. Nel bene, perché di fronte a questa crisi, la più forte e terribile, forse, dalla nascita dell’Europa stessa, si è reagito prima con alcuni provvedimenti di emergenza, poi con risposte assolutamente inedite, infrangendo certi tabù (come l’idea di un debito comune) e affermando uno spirito di solidarietà tra gli Stati membri, frutto sia di scelte ideali che di realistica valutazione che la sorte di un Paese ha effetti su tutti. Ci lega dunque un “destino comune” dove – è stato affermato da più voci – non ci si salva da soli, ma ci si salva insieme.

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Un'Europa garante della parità di genere

La parità di genere non serve per togliere qualcosa a gli uomini, né è una politica che riguarda solo le donne. La parità di genere non serve ad annullare le differenze, ma a costruire una società più giusta e libera, dove tutti hanno le stesse possibilità, a tutti è riconosciuto lo stesso salario a parità di lavoro, dove tutti sono rappresentati nei posti dove si prendono le decisioni e tutti possono coltivare le stesse aspirazioni a prescindere dal genere di appartenenza.

Una società che riconosce stesse diritti e garantisce stesse opportunità a tutti è una società più ricca e bella da vivere per tutti, ed è una società più resiliente di fronte alle crisi. Ne stiamo avendo un'ulteriore conferma in questa crisi del coronavirus che ha colpito di più le donne soprattutto dove le donne erano già più vulnerabili.

Dall'epoca delle prime rivendicazioni delle donne è stata fatta tanta strada e oggi la condizione femminile nelle società sviluppate è migliorata molto e passi avanti si registrano anche nei Paesi emergenti, ma molte sono le cose che restano da fare. Lo sviluppo economico ha portato diritti ma questo non è sufficiente per farci illusioni: i diritti e la parità di genere non seguono in automatico gli indici di benessere economico. Lo sviluppo economico non segue una direzione sola, il Pil può crescere nelle democrazie ma anche nelle dittature.

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