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L'Europa per le PMI

Le piccole e medie imprese in Europa rappresentano il 99% delle aziende, danno lavoro a 2 dipendenti su 3, producendo il 58% del totale del valore aggiunto dell’Unione. Sono quindi un motore chiave per la crescita economica, l’innovazione, l’occupazione e l’integrazione sociale. L’Europa ha da tempo riconosciuto il ruolo chiave di questi soggetti e, attraverso l’attività della Commissione Europea, mira a migliorare il contesto delle attività per le PMI, per consentire loro di realizzare a pieno il proprio potenziale nell’economia globale di oggi. 
 
La Commissione europea si occupa di diverse politiche che interessano l’imprenditoria e le PMI di tutta Europa, dei meccanismi a sostegno delle stesse (networking, misure di supporto per le aziende); opera a favore degli imprenditori esistenti come di quelli potenziali, dedicando particolare attenzione a forme specifiche di imprenditorialità, come quelle delle imprenditrici, degli artigiani o delle imprese dell’economia sociale. Tutte le azioni a sostegno delle PMI e dell’imprenditorialità si collocano in un unico quadro globale, lo Small Business Act per l’Europa (SBA), che gli Stati membri si sono impegnati ad attuare assieme alla Commissione europea. Adottato nel giugno 2008, lo Small Business Act per l’Europa riflette la volontà politica di riconoscere il ruolo centrale delle PMI nell’economia dell’UE e istituisce per la prima volta un quadro politico globale in materia di PMI per l’UE e per i suoi Stati membri. 

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Bilancio di mandato - Sintesi dell'attività 2009-2014

La legislatura europea (2009-2014) è stata attraversata dalla crisi più “dura” e difficile che l’Europa abbia conosciuto. La crisi finanziaria, economica, produttiva e sociale ha scosso le fondamenta della“casa europea”, ha rivelato le debolezze di un “progetto incompiuto” (l’unità monetaria senza l’unità politica) e ha mostrato, alla fine, un’ Europa senza gli strumenti e senza i “poteri” necessari a risolvere la crisi che ha rischiato di far “saltare l’euro” e di disgregare l’ intera Unione. Oggi dobbiamo affrontare con decisione la sfiducia dell’opinione pubblica verso l’Europa.

Dobbiamo dare una prospettiva di cambiamento dell’Europa attuale, una vera e propria “svolta”, su tre livelli. Quello ideale: recuperiamo il valore originario del progetto europeo, come comunità di persone e comunità di diritti. Quello politico-istituzionale: completiamo la costruzione della casa europea, con una maggiore integrazione, andando verso una visione federalista (più o meno leggera e completa) e più democratica della governance europea. Quello delle scelte politiche e dei programmi: cosa deve fare l’Europa più forte e democratica che noi vogliamo? Dobbiamo ribaltare l’indirizzo attuale e porre la crescita, l’occupazione e la coesione sociale (cioè più lavoro, più diritti e più sviluppo) come obiettivi principali ai quali anche il rigore e l’austerità devono subordinarsi. Non partiamo certo da zero: ci sono proposte concrete, strumenti chiari e risorse adeguate per raggiungere il traguardo di una nuova e diversa Europa. Occorre però una chiara scelta politica anche per l’Europa

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