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Gruppo S&D

La sfida Ue contro il Covid-19: il 70% della popolazione adulta europea è vaccinata

Un anno fa a quest’ora ci sembrava un miraggio. Oggi, invece, abbiamo uno strumento efficace e sicuro nella lotta globale contro il Covid-19, che ha già coperto il 70% della popolazione adulta europea: in totale, infatti, oltre 256 milioni di persone hanno ricevuto un ciclo completo di vaccino.

Un risultato che è arrivato a fine agosto, in anticipo sulla tabella di marcia, e che è il frutto di un’ampia e condivisa strategia europea, che pone l’Europa in una posizione di avanguardia in questa battaglia contro il nemico invisibile. 

Non solo, perché l’Unione Europea è stata anche l'unica regione a condividere la metà dei vaccini realizzati nei siti produttivi europei con il resto del mondo. Su oltre 1,4 miliardi di dosi di vaccino, infatti, il 50% è stata consegnata agli europei, l'altra metà in più di 130 paesi.

Numeri destinati ad aumentare, dal momento che oggi la Commissione Ue sta collaborando con l'industria per moltiplicare la capacità produttiva. Una questione di cui mi sono occupata personalmente negli ultimi mesi, insieme ai colleghi e alle colleghe del Gruppo S&D, e che vede l’Ue coinvolta in prima linea per dare una risposta multilaterale e accelerare, quindi, la vaccinazione nei Paesi che hanno una percentuale molto bassa di persone vaccinate.

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Serve un nuovo Patto di stabilità e crescita per rilanciare l’economia

Se già in epoca pre-pandemica era evidente la necessità di concordare una revisione delle regole che disciplinano il Patto di stabilità e crescita, con l’emergenza Covid-19 questa necessità si è fatta ancora più insistente. Bisogna avere il coraggio di dirlo forte e chiaro: quando nel 2023 finirà la sospensione delle regole di questo Patto, non si può tornare a quella governance economica europea che presentava già forti criticità prima della pandemia.

Come ha fatto notare anche il Commissario europeo per gli affari economici dell'Ue Paolo Gentiloni, infatti, la media del debito tra i vari Paesi europei non è più del 60% del Pil, come stabilito dal Patto stesso, bensì del 100%. Da qui la necessità di ammorbidire le regole di rientro del debito e di aumentare il margine dei parametri.

Quello che serve oggi è un nuovo Patto sulla stabilità fiscale dell'Unione Europea che deve rispondere a due obiettivi: evitare il calo degli investimenti privati e incoraggiare quelli pubblici. Un Patto che non deve (più) essere riscritto all'insegna dell'austerità, bensì della crescita e di una visione in cui l’economia sia spinta dal pubblico e non frenata.

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La proposta di inserire la violenza di genere fra i crimini dell’Ue è una proposta di civiltà

Con 427 voti a favore, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che chiede di inserire la violenza di genere tra gli eurocrimini, al pari di mafia e terrorismo. Un passo avanti cruciale nella lotta globale contro ogni forma di violenza e discriminazione basata sul genere, specialmente contro donne e ragazze. Un dramma che, purtroppo, ha visto moltiplicare le sue conseguenze durante la pandemia, a causa della convivenza forzata e dell’instabilità socio-economica e che, allo stesso tempo, ha evidenziato una chiara mancanza di fiducia nelle autorità di polizia e nel sistema giudiziario da parte delle sopravvissute. 

In sostanza, con questa proposta, si chiede di attuare politiche mirate per contrastare il fenomeno della violenza di genere, un fenomeno di natura strutturale, pervasiva e di dimensione transfrontaliera, e di introdurre strumenti più efficaci per tutelare le vittime di questa piaga, soprattutto nei paesi più arretrati da questo punto di vista. Basti pensare che ci sono ancora Stati come Ungheria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Lituania, Lettonia e Slovacchia che non hanno ancora ratificato la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. La strada, insomma, è tutta in salita.

Includere la violenza di genere nella lista dei "crimini dell'UE" consentirebbe di armonizzare le definizioni legali e le pene minime e di avere a disposizione una base comune per combatterla, come già avviene per altri reati, come il traffico di esseri umani, droga e armi, il riciclaggio di denaro, il crimine informatico e il terrorismo.

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"Se l'impossibile, allora si può fare" - Discorso sullo stato dell'Unione

“Allora si può fare”: sono queste le parole, pronunciate in italiano, utilizzate dalla Presidente Von der Leyen per sostenere le ambiziose proposte annunciate durante il suo Discorso sullo Stato dell’Unione tenuto oggi nell’Aula plenaria del Parlamento europeo.

Parte dal dolore che si è vissuto in Europa, dal “tempo che si è sottratto ai giovani e non verrà più restituito” e traccia un orizzonte europeo determinato, ambizioso e nello stesso tempo concreto.

Accelerazione nella vaccinazione a livello globale, operatività dell’autorità HERA per costruire un’Unione europea della salute, nuova "missione "di preparazione e resilienza sanitaria a livello UE,  rafforzamento della sovranità digitale e produttiva europea attraverso una legge UE sui semiconduttori e chip (per uscire dalla dipendenza dalla produzione asiatica), Pilastro sociale europeo per rafforzare l’equità sociale, Fondo sociale per il clima per contrastare la povertà energetica, Unione europea della difesa, nuova strategia in materia di connettività “global gateway” (come, ad esempio, infrastrutture per un mercato dell’idrogeno verde con l’Africa), una più efficace gestione delle migrazioni e una legge per la libertà dei media: sono molti i temi affrontati e supportati da annunci di iniziative specifiche e non manca un accorato appello agli Stati membri affinché il “pacchetto verde” sia mantenuto.

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