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Eurodeputati news

La distribuzione dei vaccini nel mondo e la proprietà intellettuale

La newsletter degli Eurodeputati PD - Maggio 2021

Credo che in questo momento di crisi il grande potere ottenuto dalla case farmaceutiche con i vaccini di cui detengono i brevetti vada esercitato con grande responsabilità. In gioco non ci sono solo milioni di vite di cittadini dei Paesi in via di sviluppo, ma anche la legittimità di un settore chiave per l'Ue come quello farmaceutico e delle regole sulla proprietà intellettuale che sono fondamentali alla sua esistenza.

“Da un grande potere derivano grandi responsabilità”, oggi questa frase di Voltaire, resa famosa dal fumetto dell'Uomo Ragno, dovrebbe diventare il motto dell'industria farmaceutica europea ed occidentale, con la postilla che la frase vale anche all'inverso: non c'è potere senza responsabilità, e senza la legittimità che ne deriva. Per questo credo che in questo momento di crisi il grande potere ottenuto dalla case farmaceutiche con i vaccini di cui detengono i brevetti vada esercitato con grande responsabilità. In gioco non ci sono solo milioni di vite di cittadini dei Paesi in via di sviluppo, ma anche la legittimità di un settore chiave per l'Ue come quello farmaceutico e delle regole sulla proprietà intellettuale che sono fondamentali alla sua esistenza.

Per questo motivo nella sessione plenaria di aprile del Parlamento europeo ho votato a favore di quegli emendamenti che definivano i vaccini “beni pubblici mondiali garantiti a tutti” e quelli che invitavano l'Unione europea a “sostenere l'iniziativa promossa da India e Sudafrica presso l'Omc, finalizzata a una sospensione temporanea dei diritti di proprietà intellettuale”.

Insieme a me hanno votato i colleghi del Partito Democratico, in contrasto con il nostro gruppo dei Socialisti e Democratici e con l'orientamente prevalente nella Commissione europea e nel Consiglio. Per mesi chi ha appoggiato la sospensione dei brevetti è stato considerato velleitario ed estremista, ma oggi il cambio di posizione dell'amministrazione americana ci dà ragione e anche l'Unione europea deve riconsiderare le sue posizioni.

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L'Europa deve essere autosufficiente sui vaccini

La newsletter degli Eurodeputati PD - Febbraio 2021

Serve una politica industriale lungimirante a livello europeo ed italiano per rafforzare le filiere, garantire l'autosufficienza e la leadership nel settore farmaceutico e serve una politica forte che sappia mettere al centro gli esseri umani e il loro diritto alle cure salvavita, convincendo le aziende a condividere gli obiettivi.

Non risolveremo la questione della scarsità dei vaccini disponibili accettando passivamente i tempi e le scelte aziendali delle multinazionali, ma non li risolveremo neanche facendo la guerra ai profitti e ai diritti sulla proprietà intellettuale. Serve una politica industriale lungimirante a livello europeo ed italiano per rafforzare le filiere, garantire l'autosufficienza e la leadership nel settore farmaceutico e serve una politica forte che sappia mettere al centro gli esseri umani e il loro diritto alle cure salvavita, convincendo le aziende a condividere gli obiettivi.

Per questo da mesi chiedo alle istituzioni europee, anche con interrogazioni alla Commissione europea, di valutare la possibilità offerta dalla giurisdizione in vigore sulla proprietà intellettuale di imporre delle licenze obbligatorie, per permettere ad altre aziende di produrre i vaccini anche senza essere in possesso dei brevetti,  ma pagando comunque dei compensi e delle royalties a quelle aziende che, avendo investito tanto in ricerca,  ora hanno i brevetti e che giustamente ne hanno la proprietà intellettuale . Non si tratta di fare degli espropri, che finirebbero per convincere le multinazionali farmaceutiche a investire fuori dall'Europa. Al contrario si tratta di accelerare al massimo la produzione dei vaccini che attualmente le aziende in possesso dei brevetti non  riescono a garantire, soprattutto in un'ottica di vaccinazione di massa e nella prospettiva di assicurare anche ai paesi del mondo a basso reddito una possibilità di vaccinazione E' nell'interesse di tutti e sono convinta che, di fronte a una politica forte e determinata a difendere il diritto alle cure salvavita dei cittadini, saranno le aziende a fare degli accordi volontari con gli stabilimenti in grado di produrre i loro vaccini.

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Ripartire da una ricerca e un’innovazione al servizio dei cittadini

La newsletter degli Eurodeputati PD - Novembre 2020

Ora è necessario che a livello italiano tutti i livelli dell’amministrazione nazionale siano a conoscenza delle impostazioni del programma europeo per la ricerca in modo da affiancare le iniziative nazionali a quelle europee mantenendone gli obiettivi strategici. E’ questo il mondo per ottenere il massimo dai fondi europei e per agganciare il mondo della ricerca italiana a quello europeo e mondiale.

Con l’accordo sul bilancio comunitario per i prossimi sette anni e il Recovery Fund a questo collegato l’Europa e l’Italia possono ripartire guardando al futuro con fiducia. Il via libera al bilancio è particolarmente importante perché da questo dipendono i fondi Ue per la ricerca e l’innovazione, la capacità dell’Unione europea di mantenere una leadership significativa su questi temi e di dare anche una direzione politica a ricerca, innovazione e digitale.

In particolare, come vicepresidente della commissione Industria, Ricerca ed Energia, sono soddisfatta per l’aumento dei fondi del programma Horizon Europe, il grande programma dell’Ue per la ricerca e per l’innovazione tecnologica. Certo si tratta di un accordo lontano dalle richieste iniziali del Parlamento europeo e da quello che servirebbe in un momento in cui tutto il pianeta si sta rendendo conto che dalla ricerca e dalla scienza dipende la propria sopravvivenza e la propria qualità della vita. Tuttavia Horizon Europe riceve in più, rispetto alla proposta del Consiglio, ben 4 miliardi, tra i 16 aggiuntivi ottenuti con l’accordo sul bilancio negoziato dal Parlamento. Il budget totale del programma arriva quindi a 80 miliardi, contro i 70 dei sette anni precedenti e a questi va aggiunto anche un ulteriore sostegno da Next Generation Eu. Cifre molto diverse dalla proposta iniziale della Commissione europea, che voleva allocare 100 miliardi di euro per la ricerca e dalla richiesta del Parlamento europeo che voleva arrivare fino a 120. Siamo comunque riusciti a ottenere un aumento del budget sostanziale rispetto al programma precedente.

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Le opportunità europee per la ricerca in Italia

La newsletter degli Eurodeputati PD - Novembre 2020

Dopo un lungo ed estenuante braccio di ferro, finalmente è arrivata la fumata bianca per l’accordo sul bilancio comunitario dei prossimi sette anni, con un aumento di 16 miliardi. Un buon risultato, in particolare per l’incremento dei fondi sui tre programmi bandiera, Horizon Europe per la ricerca scientifica, Erasmus per i giovani, EU4health per la sanità.

Peccato che ora Ungheria e Polonia abbiano messo il veto sull’approvazione del bilancio dell’Unione europea per il 2021-2027, a cui è legato il Recovery Fund. Tengono in ostaggio il pacchetto da 1800 miliardi perché non vogliono accettare il rispetto dello stato di diritto che abbiamo posto come vincolo per l’erogazione dei fondi.

Quello che sta accadendo è che gli amici di Salvini e Meloni stanno bloccando il via libera al Recovery Fund, in piena crisi economica e sociale. I sovranisti non nascondono la loro natura illiberale e l’intenzione di continuare ad usare l’Europa come un bancomat, Non possiamo permetterglielo.

Sono convinta comunque che in qualche modo il loro veto, che sa molto di bluff per due Paesi che vivono di fondi europei, sarà superato.

E’ importante approvare quanto prima il Recovery Fund e far partire dal primo gennaio dell’anno prossimo il nuovo bilancio dell’Ue, su cui come eurodeputati abbiamo speso tutta la nostra capacità di influenza politica per migliorare l’accordo di luglio tra i governi e per ottenere risultati significativi per il processo di integrazione comunitaria.

Abbiamo vinto sulle risorse proprie, con l’impegno di istituire una webtax e una tassa sulle transazioni finanziarie. In questo modo l’Europa segna un passo decisivo in direzione dell’equità fiscale.


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