Il ruolo dell’Unione europea nella ricerca sul Covid-19
Senza una ricerca solida, ben finanziata e veramente europea non c’è sicurezza, non c’è salute e non c’è benessere né competitività economica. Ora, con l’emergenza del Covid-19, è finalmente chiaro a tutti.
Fino a qualche anno fa invece eravamo in pochi a insistere a Bruxelles per assegnare fondi sostanziosi alla ricerca. Come vicepresidente riconfermata della commissione Industria, Ricerca ed Energia ho lavorato per aumentare la dotazione del nuovo programma europeo per la ricerca, Horizon Europe, che per il periodo di bilancio 2021-2027 avrà un budget di 80 miliardi di euro, un record per la storia europea, anche se non era quello che chiedevo insieme ai colleghi del Gruppo S&D.
Oggi, grazie agli investimenti fatti in passato e a quelli programmati per il futuro, la Commissione europea ha i mezzi per fare la differenza nella lotta contro il coronavirus che ha messo sotto scacco il pianeta.
Il mese scorso la Commissione europea ha offerto fino a 80 milioni di euro di sostegno finanziario all’azienda tedesca CureVac per accelerare lo sviluppo e il vaccino contro il virus Sars-Cov-2, quello che provoca la malattia Covid-19 con i suoi devastanti effetti sui polmoni. Nei giorni seguenti l’Ue ha rapidamente mobilitato 48,2 milioni di euro per 18 progetti di ricerca selezionati che attualmente si occupano di test diagnostici rapidi da eseguirsi presso i punti di assistenza, nuovi trattamenti, nuovi vaccini, come pure di studi epidemiologici e modellizzazione per migliorare la preparazione e la capacità di reazione alle pandemie. Ai progetti partecipano 151 gruppi di ricerca di tutto il mondo.
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