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Approvata la direttiva europea sul copyright

STRASBURGO, 26 MARZO 2019 - Una grande vittoria delle idee, della creatività, della cultura, del giornalismo e della qualità delle opere, quella di oggi al Parlamento europeo.” E’ il primo commento degli europarlamentari Pd al voto di oggi sul copyright.
 
“Abbiamo difeso il lavoro intellettuale e creativo, che va sempre remunerato, e l’occupazione giovanile, e stabilito che le grandi piattaforme hanno responsabilità sui contenuti e devono tutelare il diritto d'autore.
 
Noi eurodeputati del Partito Democratico - oggi in Parlamento europeo e non alla direzione nazionale PD a Roma, per compiere il nostro dovere qui - siamo stati determinanti nel far prevalere questa linea nel gruppo Socialisti & Democratici al Parlamento europeo.
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Ue: "Gravi le dichiarazioni di Tajani"

STRASBURGO, 14 MARZO 2019 - “Le dichiarazioni di Antonio Tajani  su Mussolini sono gravi e non possono essere considerate solo una gaffe per diverse ragioni. Innanzitutto perché sminuiscono la gravità e i crimini del totalitarismo, che non può avere attenuanti, con luoghi comuni che sono imperdonabili da parte di qualsiasi cittadino italiano.

In secondo luogo perché non provengono da un cittadino italiano qualunque, ma dal Presidente in carica del Parlamento europeo. Un Parlamento che è nato come risposta al disastro dei totalitarismi in Europa. Terzo, non si può ignorare il fatto che, in questo momento storico l’estrema destra è pericolosamente in crescita in molti Paesi europei e che in vista delle elezioni europee una parte del Ppe considera un’opzione praticabile l’alleanza con i sovranisti, così come avviene in Austria.
 
Bene ha fatto il nostro capogruppo  S&D Udo Bullmann, a censurare subito le dichiarazioni di Tajani. L’Europa è a un bivio e non possiamo assolutamente permetterci errori di valutazione storici o politici.”
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Primarie: PD riparte con Zingaretti, è il partito più vitale d’Europa

BRUXELLES, 4 MARZO 2019  - “Il grande successo di queste primarie, che hanno portato alle urne un milione e 800 mila persone, conferma l’eccezionalità del Pd in Europa, oltre che in Italia, dove resta l’unico partito capace di una tale mobilitazione aperta a tutti per la scelta del leader. Finlamente il Pd può ripartire con Nicola Zingaretti, che oggi è un leader forte e pienamente legittimato da un processo democratico con una partecipazione al di sopra delle aspettative.
 
E’ stata una prova di democrazia, di apertura e di vitalità che smentisce le fosche analisi di chi regolarmente annuncia la morte della democrazia o del progressismo. I numeri delle primarie svelano la farsa della democrazia diretta grillina, con Di Maio “eletto” con poco più di 30 mila consensi dei presunti votanti online, ma evidenziano anche la differenza netta con gli altri partiti europei che quando va bene e aprono le iscrizioni a tutti, come ha fatto il Labour inglese per l’elezione di Corbyn, arrivano a mobilitare poco più di 500 mila persone.

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"Conte a Strasburgo? Parlamento preso in giro"

Corriere della sera, 15 febbraio 2019 - Caro direttore, non sono stati «attacchi scomposti» all’Italia, ma una risposta stizzita a una presa in giro del Parlamento europeo. Il problema è che Conte è venuto a Strasburgo a fare retorica europeista e a spacciare per grandi «novità» delle misure che abbiamo proposto e approvato con il voto sempre contrario delle forze che lo sostengono Fa un certo effetto sentire Conte definire un «impulso prezioso» il Piano Junker degli investimenti se sei un eurodeputato che ci ha lavorato per anni e sei già indignato per il voto sempre contrario degli eurodeputati grillini e leghisti.
 
E fa effetto sentire Conte che rimprovera noi con tono da maestrine perché non ci sono abbastanza fondi per l’Africa quando abbiamo già approvato il piano di investimenti per l’Africa e ancora brucia la ferita del voto contrario dei leghisti, quelli che vogliono «aiutarli a casa loro», e l’astensione dei grillini.
 
E fa effetto quando dice che serve «un’Europa forte e coesa» e che bisogna «sfruttare tutte le opportunità di cooperazione» in materia di difesa comune, mentre nell’aula di Strasburgo sanno che è lo stesso governo Conte che non partecipa alla Forza di intervento rapida dell’Ue, avviata da nove Paesi.

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