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Area stampa

Migranti: "Bene visti umanitari all’estero per ridurre vittime nel mediterraneo"

COMUNICATO STAMPA - STRASBURGO, 11 DICEMBRE 2018 - “Piuttosto che creare nuovi clandestini, come sta facendo il Governo italiano, è necessario che i Paesi europei rilascino visti umanitari presso ambasciate e consolati all’estero. E’ questo l’unico modo per ridurre l’immigrazione illegale e le vittime nel Mediterraneo. Per questo oggi al Parlamento europeo abbiamo approvato una proposta in questo senso che chiede alla Commissione europea di presentare un testo su un “visto umanitario europeo” entro il 31 marzo del 2019.

Tale visto darebbe al richiedente l’accesso al territorio europeo esclusivamente nello Stato membro che lo rilascia e al solo scopo di presentare una domanda di protezione internazionale. Da anni sentiamo ripetere che bisogna creare percorsi sicuri e legali per i richiedenti asilo in Europa ma al momento non esiste un quadro armonizzato per le procedure di ingresso protetto.

Il risultato è che oggi si stima che il 90% delle persone cui è stata concessa protezione internazionale abbia raggiunto l’Unione europea con mezzi irregolari e che almeno 30.000 persone sono morte alle frontiere dell’UE dal 2000”.
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Manovra: "Con procedura Ue annullati anni di sacrifici"

COMUNICATO STAMPA - STRASBURGO, 21 NOVEMBRE 2018 - “Grazie al Governo sovranista oggi sono stati annullati i tanti sacrifici fatti dagli italiani dal 2011 per uscire dalla crisi e portare l’Italia a essere un Paese dove gli investitori vogliono mettere i soldi. L’apertura della procedura di infrazione Ue e la crisi di sfiducia che ne deriva è un risultato a cui si è arrivati per una scellerata scelta politica di Lega e Movimento 5 Stelle, non c’è nessuna necessità economica, nessuna crisi finanziaria come nel 2011 e nessun atteggiamento rigorista da parte di una Commissione europea che ha già concesso all’Italia 30 miliardi di euro di flessibilità sfidando le critiche dei Paesi del Nord.
 
Ora è ufficiale: l’Italia è un Paese isolato e che non rispetta i patti. A pagare il prezzo di queste scelte saranno i cittadini italiani, soprattutto i gruppi sociali più vulnerabili, e qualsiasi marcia indietro farà il Governo per riconquistare la fiducia dei partner europei e dei mercati ci vorranno anni”.
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"Alle parole di Merkel seguano i fatti si Orban"

COMUNICATO STAMPA - STRASBURGO, 13 NOVEMBRE 2018 - "Condivido pienamente le dichiarazioni europeiste pronunciate dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel a Strasburgo, dalla necessità di superare il voto all'unanimità nella politica estera a quella di un esercito europeo, così come condivido la preoccupazione per il risorgere dei nazionalismi. Come capo del governo tedesco però Merkel deve far seguire alle parole i fatti.
 
Dossier importanti come il completamento dell'unione bancaria e le riforme dell'eurozona con la creazione di una capacità di bilancio" che "sono attualmente ferme per l'opposizione di Berlino, mentre il premier ungherese autoritario Viktor Orban continua a far parte del Ppe, insieme alla Cdu della cancelliera tedesca, nonostante il voto del Parlamento che condanna le riforme illiberali di Budapest".

Oggi i cittadini europei chiedono che la Germania usi la sua forza per rafforzare l'Europa, invece alle contraddizioni ricordate si sommano le aperture ai sovranisti del candidato tedesco del Ppe alla presidenza della Commissione, Manfred Weber, un fedelissimo di Merkel. Per realizzare gli obiettivi e difendere gli ideali ricordati oggi dalla cancelliera nell'aula della plenaria serve una visione europeista più coraggiosa e una politica concreta coerente con questi propositi. Per questo motivo bisogna togliere al Ppe e alla Germania la guida dell'Unione europea".
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"Un'Europa forte è il miglior vaccino all'esaltazione sovranista"

Il blog di Patrizia Toia (Huffpost)Il blog di Patrizia Toia (Huffpost) - Nel 2019, a 100 anni esatti dalla fine della Grande Guerra, la data del 4 novembre assume un significato speciale. Nella giornata in cui celebriamo l'Unità nazionale e delle Forze armate e rendiamo omaggio alle tantissime vite spezzate dall'inutile e catastrofica Prima Guerra Mondiale, penso sia giusto riflettere sull'Europa e sul processo di costruzione di pace che ci ha visto protagonisti negli ultimi settant'anni.
 
Dall'attentato di Sarajevo del 28 giugno del 1914, che ha dato il via alla Grande guerra, si sono susseguite altre catastrofi, prima fra tutte la Seconda Guerra Mondiale ma anche la guerra nei Balcani. Da allora l'Europa con pazienza e fatica ha fatto straordinari passi avanti per cercare di raggiungere un'unità politica, sociale ed economica tra i popoli del continente. Nessuno però si faccia illusioni sul fatto che questa è una storia che riguarda il passato; le parole dello scorso 7 ottobre del presidente della Commissione europea Juncker "se continuiamo a farci rallentare dalla Brexit e dai nuovi nazionalismi rischiamo di assistere al ritorno della guerra nei Balcani" sono più di un monito.
 
Rispetto al recente passato, i nodi da sciogliere sono tutti politici. Se da un lato si lavora sull'ingresso dei Paesi Balcanici nell'Unione europea - Serbia e Montenegro riusciranno a entrare nell'Ue non prima del 2025 mentre per la Bosnia-Erzegovina ci vorrà più tempo avendo presentato domanda nel 2016 -, dall'altro assistiamo sgomenti al ritorno delle frontiere in Europa.

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