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LIBIA: MISURE PER COMBATTERE IMMIGRAZIONE E TERRORISMO

Un governo di ampio consenso nazionale e strumenti di cooperazione e sviluppo economico sono necessari per affrontare immigrazione e terrorismo, affermano i deputati.Una stabilità politica della Libia è essenziale per affrontare il fenomeno migratorio da un lato, combattere il terrorismo dall’altro, hanno affermato i deputati nelle loro raccomandazioni al Consiglio, alla Commissione e al Servizio europeo per l’azione esterna. Promuovere il dialogo e lo sviluppo economico - Devono essere i libici a decidere la forma che assumerà il loro Stato, hanno ribadito i deputati, i quali chiedono di sostenere il processo in corso per lo svolgimento di una conferenza nazionale in Libia volta a raggiungere un accordo tra le diverse parti sulle prossime tappe per completare la transizione.
 
I deputati sostengono anche le elezioni nel 2018, da svolgersi non appena una nuova costituzione sarà adottata. Inoltre, per combattere il terrorismo e la criminalità, i deputati hanno chiesto l’uso di strumenti di intelligence, ma anche la promozione di programmi per la sanità e l’istruzione, che promuovano il dialogo e la convivenza pacifica e progetti di sviluppo economico per offrire, soprattutto ai giovani, un’alternativa ai traffici illegali.

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PORRE UN FRENO AL LAVORO PRECARIO

Il Parlamento europeo ha adottato giovedì una risoluzione che invita la Commissione europea e gli Stati membri a combattere il lavoro precario e l’uso abusivo dei contratti di lavoro a tempo determinato nel settore pubblico e privato dell’UE. La risoluzione segue una serie di petizioni ricevute dal Parlamento che hanno segnalato contratti e accordi di lavoro illegali, presunti e sleali, provenienti da tutta l’UE. Necessità di maggiori ispezioni - Gli Stati membri devono contrastare le forme di lavoro precario, come i cosiddetti contratti a “zero ore”, e garantire che il precedente stabilito dalla Corte di giustizia dell’UE (rispetto a un caso italiano) in materia di diritto del lavoro sia rispettato in modo coerente. Un contratto “a zero ore” è un accordo di lavoro che non prevede un numero minimo di ore di lavoro garantite.
 
Le ispezioni sul posto di lavoro sono inoltre necessarie affinché i lavoratori soggetti a contratti temporanei o flessibili possano beneficiare almeno della stessa protezione degli altri lavoratori. L’interpretazione della Corte UE che ribadisce come i contratti a tempo determinato ripetuti dovrebbero essere tramutati in contratti a tempo indeterminato, deve essere adeguatamente rispettata da tutti i Paesi UE e coerentemente inserita nei rispettivi quadri giuridici.

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ANTIDUMPING: DIFESA COMMERCIALE PIU' FORTE CONTRO LE IMPORTAZIONI SLEALI

Grazie alle nuove regole approvate mercoledì, l'UE saprà meglio tutelarsi contro le importazioni ingiustamente a buon mercato e combattere il dumping ambientale e sociale. Grazie a un accordo informale del dicembre 2017, approvato oggi dal Parlamento in via definitiva, sarà possibile introdurre dazi doganali più elevati sulle importazioni oggetto di dumping o di sovvenzioni statali, allo scopo di proteggere meglio i posti di lavoro e le imprese dell'UE. Le misure concordate hanno lo scopo di difendere gli interessi europei contro le pratiche commerciali sleali di Paesi non-UE con un’economia di mercato, e completano la struttura della difesa commerciale europea insieme alle regole antidumping recentemente approvate che si concentrano su Paesi non UE che interferiscono pesantemente nell'economia.

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IL COSTO PER UN'EUROPA SENZA SCHENGEN

Gli Stati membri dovrebbero “promuovere la fiducia reciproca nel funzionamento dell’area Schengen, la solidarietà e la coesione”, hanno affermato mercoledì i deputati. La prima relazione annuale sullo stato di Schengen, l’accordo tra 26 Stati membri che abolisce il controllo dei passaporti alle frontiere, affronta le principali carenze nell’attuazione delle norme di Schengen ed è stata approvata con 439 voti favorevoli, 157 contrari e 80 astensioni. 
 
No al ripristino dei controlli alle frontiere interne - I deputati condannano il continuo ripristino dei controlli alle frontiere interne causate dell’inadeguatezza dell’attuale sistema comune europeo di asilo e dalla mancanza di volontà politica, solidarietà e ripartizione delle responsabilità. La maggior parte di questi controlli non sono né necessari, né proporzionati e sono dunque illegittimi, dice il testo approvato. Attualmente sono sei i Paesi dell’area Schengen che applicano controlli alle frontiere: Francia, Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia.

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