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Gruppo S&D

Fit for 55: una transizione verde è possibile

Se negli ultimi trent’anni le emissioni di gas serra dell’UE sono diminuite del 24%, oggi, alla luce dell’emergenza climatica che, purtroppo, continua ad essere sempre più esplicita, è opportuno fare un enorme passo avanti e moltiplicare gli sforzi per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. In questa direzione e in linea con gli obiettivi annunciati dal Green Deal, dalla Climate Law e dalla transizione ecologica, il pacchetto “Fit for 55” entra in gioco per dare forma e consolidare l’impegno dell’Ue nel ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% per i prossimi dieci anni.

Finanziato dal bilancio comune dell’Unione e da Next Generation EU, questo pacchetto comprende una serie di proposte legislative, alcune del tutto nuove, altre volte a modificare delle normative esistenti, che mirano a trasformare l’Europa in una economia clima-neutrale. Una transizione giusta, che abbia dei risvolti non solo sul piano ambientale, ma anche sociale.

Il pacchetto clima, infatti, contiene anche un Fondo sociale, che si rivolge a tutte quelle persone e famiglie più vulnerabili, per aiutarli e sostenerli economicamente in questa fase di transizione, contro la povertà energetica. Un’iniziativa che coniuga la risposta ambientale al Pilastro sociale, a cui il Gruppo S&D ha sempre dato la priorità, per promuovere un accesso equo e giusto alle energie rinnovabili e, quindi, per garantire che il passaggio a un’economia climaticamente neutra avvenga per tutte e tutti, anche e soprattutto per chi è in difficoltà economiche.

Per un’Europa protagonista della battaglia per la sostenibilità in materia di clima, energia, utilizzo delle risorse, trasporti, innovazione e tecnologia, questo è il primo passo per la realizzazione di un futuro migliore: un atto di generosità verso i più giovani.

La giusta logica di fondo è: “chi inquina paga e chi inquina di più paga di più”. Un concetto che finalmente deve applicarsi anche alle aziende dei Paesi Terzi che esportano nell'Ue attraverso il sistema di carbon tax alle frontiere. Attribuire un prezzo al carbonio è una giusta misura ambientale che è legata ad un fondo sociale, che noi, sia come Partito Democratico, sia come Gruppo S&D, abbiamo sempre chiesto.

Ma passiamo al cuore della strategia in questione. Quattro sono le principali aree di intervento: il clima, con la priorità di diminuire le emissioni di gas serra almeno del 55%, i trasporti, mediante lo stop alla produzione dei motori a diesel e benzina, l’energia, con la necessità di individuare le soluzioni migliori per vivere in edifici a basso consumo energetico e, infine, il ruolo delle foreste nella lotta ai cambiamenti climatici.

La Commissione Ue ha proposto di:

  • abbassare ulteriormente il limite massimo generale delle emissioni e di aumentarne il tasso annuo di riduzione, dal momento che questo stesso valore, grazie all’introduzione dell’ETS (il sistema di scambio di quote di emissione dell’UE), che fissa un prezzo per il carbonio, ha consentito, negli ultimi 16 anni, di ridurre le emissioni di CO2 del 42,8%;
  • incentivare gli Stati membri a investire la parte più cospicua degli introiti provenienti dallo scambio di quote di emissione in progetti e opere sostenibili, soprattutto per quanto riguarda il settore dei trasporti, quello industriale e quello agricolo;
  • rivedere e migliorare il regolamento sulla condivisione degli sforzi che assegna a ciascuno Stato membro obiettivi rafforzati di riduzione delle emissioni per quanto riguarda il campo del trasporto stradale e marittimo, gli edifici, l’agricoltura e le grandi e piccole industrie;
  • attuare quanto prima la Nuova strategia forestale dell’UE, che consente di moltiplicare gli sforzi per l’assorbimento del carbonio dai pozzi naturali. Un piano connesso alla piantumazione di tre miliardi di alberi in tutta Europa entro il 2030;
  • accelerare la transizione verso un sistema energetico più verde attraverso le energie rinnovabili, specialmente nell’ambito dei trasporti, dell’industria e del riscaldamento degli edifici. L’obiettivo è quello di arrivare a produrre il 40% della nostra energia da fonti rinnovabili entro il 2030;
  • ridurre il consumo globale di energia e trovare delle soluzioni alla povertà energetica;
  • modificare il regolamento che stabilisce le norme sulle emissioni di CO2 per le autovetture e i furgoni, per raggiungere il prima possibile una mobilità sostenibile a impatto zero emissioni. In questa direzione si propone di imporre una diminuzione del 55% entro il 2030 e del 100% a partire dal 2035, rispetto ai livelli di quest’anno;
  • attuare il ReFuelEU Aviation, un’iniziativa che prevede l’obbligo da parte dei fornitori di combustibili di aumentare la percentuale di carburanti sostenibili per l’aviazione, compresi gli elettrocarburanti. Lo stesso vale per l’iniziativa FuelEU Maritime per quanto riguarda l’energia utilizzata dalle navi che fanno scalo nei porti europei;
  • allineare la tassazione dei prodotti energetici alle politiche dell’UE in materia di energia e clima. Sostenere la transizione verde significa anche tutelare e migliorare il mercato unico e la concorrenza fiscale in ambito energetico;
  • adottare un nuovo meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere per stabilire un prezzo fisso per le importazioni. L’obiettivo finale è quello di aprire la strada a una riduzione delle emissioni a livello globale, in cui l’UE ha un ruolo chiave non solo nello spazio europeo, ma anche nel mondo;
  • promuovere un nuovo Fondo sociale per il clima perché, come già ribadito, la svolta green non serve soltanto a cambiare in maniera radicale il nostro modo di utilizzare le risorse, ma anche per migliorare la vita delle persone, tutelando la salute, creando nuovi posti di lavoro e aiutando i cittadini e le cittadine, specialmente chi è più in difficoltà, a investire nell’efficienza energetica, a partire dalle proprie abitazioni. Questo Fondo consentirà di distribuire 72,2 miliardi di euro a ciascuno Stato membro per il periodo 2025/2032 per incentivare una transizione socialmente equa.

Nei prossimi mesi ci impegneremo per definire e modellare al meglio questo pacchetto di proposte, ampliando il confronto con gli esperti, il mondo accademico e gli esponenti della società civile. La strada è tutta in salita, ma l’Unione Europea è pronta a scendere in campo con tutti i mezzi possibili per raggiungere questi ambiziosi, ma urgenti obiettivi, per una transizione giusta e inclusiva.

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