La Ue sia capofila di un'intesa globale per il vaccino
CORRIERE DELLA SERA, 5 GIUGNO 2020 - Non esistono diritti di proprietà che possano prevalere sul diritto alla vita di miliardi di persone, nè è ammissibile la prepotenza di Donald Trump o di qualsiasi governo nazionale nella lotta hobbesiana ad accaparrarsi il vaccino contro il Covid-19 prima degli altri.
Non si può innescare una nuova forma di "sovranismo vaccinaria" al posto della solidarietà sanitaria. Il vaccino contro il virus è un "bene dell'umanità" e, quando sarà pronto, dovrà essere prodotto e distribuito secondo criteri di razionalità e solidarietà, con una cooperazione prima europea e poi globale.
Per questo obiettivo, gli strumenti giurudici non mancano. I trattati internazionali, cui aderisce anche l'Ue, prevedono che si possa imporre una "licenza obbligatoria" (Compulsory Licensing) e altre deroghe per autorizzare la produzione in quantità necessaria e la commercializzazione del farmaco anche ad altre aziande, olte ai titolari del brevetto. Nè mancano i modi per renumerare quelle multinazionali o quei governi che abbiano investito di più nella ricerca.
Nell'attuale disordine internazionale, tra tensioni Usa-Cina, delegittimazione degli organismi di cooperazione multilaterale, voglia di de-globalizzazione e pulsioni sovraniste, affermare questi principi non sarà una battaglia facile. Ma è necessario che l'Unione europea, i Governi nazionali a partire dall'Italia e i cittadini europei siano consapevoli e mobilitati sulla sida che abbiamo di fronte.
Scarica e diffondi l'intervento di Patrizia Toia sul Corriere delle Sera, 5 giugno (pdf)
Non si può innescare una nuova forma di "sovranismo vaccinaria" al posto della solidarietà sanitaria. Il vaccino contro il virus è un "bene dell'umanità" e, quando sarà pronto, dovrà essere prodotto e distribuito secondo criteri di razionalità e solidarietà, con una cooperazione prima europea e poi globale.
Per questo obiettivo, gli strumenti giurudici non mancano. I trattati internazionali, cui aderisce anche l'Ue, prevedono che si possa imporre una "licenza obbligatoria" (Compulsory Licensing) e altre deroghe per autorizzare la produzione in quantità necessaria e la commercializzazione del farmaco anche ad altre aziande, olte ai titolari del brevetto. Nè mancano i modi per renumerare quelle multinazionali o quei governi che abbiano investito di più nella ricerca.
Nell'attuale disordine internazionale, tra tensioni Usa-Cina, delegittimazione degli organismi di cooperazione multilaterale, voglia di de-globalizzazione e pulsioni sovraniste, affermare questi principi non sarà una battaglia facile. Ma è necessario che l'Unione europea, i Governi nazionali a partire dall'Italia e i cittadini europei siano consapevoli e mobilitati sulla sida che abbiamo di fronte.
Scarica e diffondi l'intervento di Patrizia Toia sul Corriere delle Sera, 5 giugno (pdf)

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