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Lettere dall'Europa

Sono i Bond europei il nostro obiettivo vitale, il MES è complementare

Si è chiusa una settimana cruciale in Parlamento UE e se ne apre un’altra con un appuntamento fondamentale, cioè la riunione del Consiglio europeo del 23 aprile, da cui ci attendiamo una decisione forte per affrontare e superare la crisi del COVID19.

Una decisione forte richiede: la rapidità, l’adeguatezza del monte delle risorse, ma soprattutto, LO SFORZO COMUNE DI TUTTA L’EUROPA. Solo in un’ottica di solidarietà e di cooperazione, ma anche di convenienza reciproca il nostro continente supererà la crisi più grande da quando è nato.

Tre sono stati i passaggi: 

  • L’Eurogruppo, formato dai Ministri del tesoro che ha chiuso con un documento con decisioni già prese e con proposte da sviluppare;
  • il Parlamento UE che ha approvato una risoluzione con alcuni punti chiave;
  • il Consiglio europeo, cioè il consesso dei capi di Stato e di Governo, cui spettano le decisioni formali.

Sul tavolo ci sono tante proposte per l’immediato e per il futuro e ci sono paesi come l’Italia, la Francia, la Spagna e tanti altri che spingono per un forte piano europeo, altri come l’Olanda, l’Austria e la Finlandia che frenano o si oppongono e la Germania è molto titubante, che “dobbiamo assolutamente portare dalla nostra parte”.

Arrivati a questo punto l’obiettivo fondamentale, direi vitale, per l’Italia è avere un “FONDO PER LA RICOSTRUZIONE” alimentato da obbligazioni (Recovery Bond o Eurobond che siano) garantite dall’Europa, o attraverso il Bilancio Europeo o attraverso i singoli Stati. La garanzia europea rende tali obbligazioni solide e perciò “attrattive” capaci di mobilitare molte risorse.

Questo è il punto essenziale se vogliamo che la nostra economia si salvi dal disastro e riprenda a vivere, a crescere, a dare lavoro e a garantire coesione sociale e diritti fondamentali, come l’istruzione, la sanità e il Welfare.

In Italia, purtroppo, continua a circolare un dibattito falsato ad arte che lascia sullo sfondo l’obiettivo principale della battaglia italiana in Europa, per soffermarsi su misure importanti, ma complementari.

In particolare, Lega e Fratelli d’Italia continuano a puntare sul NO AL MES in nome di una falsa difesa degli interessi nazionali, per non ammettere che proprio loro, i nazionalisti, hanno votato in Europa contro i Recovery Bond, cioè quel “bazooka” che è la vera difesa dell’interesse nazionale italiano.

Un’altra confusione è quella di chi, anche dalle parti della maggioranza, presenta le due misure come alternative, invece non è così!

Il MES e i Recovery Bond sono due misure assolutamente diverse e IMPARAGONABILI per almeno tre ragioni: la destinazione, la dimensione e l’entità e la durata nel tempo.

LA DESTINAZIONE

Il nuovo MES (quello deciso dall’Eurogruppo senza condizionalità) riguarda un fondo di prestiti (“Pandemic Crisis Support”) per gli Stati membri solo per spese sanitarie dirette e indirette.

I BOND invece (siano recovery bond o Eurobond) sono prestiti pensati e destinati per la ricostruzione, per contrastare il crollo economico causato dal COVID-19 e per rilanciare l’economia.

LA DIMENSIONE e l’ENTITA’

La quantità di risorse mobilitabili e quindi disponibili dal MES (cui ogni paese può accedere, se lo vuole, fino al 2% del suo PIL) potrà fornire all’Italia fino a 36 miliardi.

I BOND (che finanzieranno il Recovery Plan) dovranno avere una “potenza di fuoco” molto grande (si parla di 1000/1500 miliardi) perché’ dovranno garantire quel fiume di liquidità, a disposizione degli Stati, che servirà a risollevarci da questo disastro e ripartire.

DURATA nel TEMPO

Il MES è una misura di emergenza. I BOND, che pure dovranno essere pronti rapidamente, serviranno per lungo periodo.

Ecco perché la Risoluzione del Parlamento UE pone la centralità dei Recovery Bond e chiede al Consiglio UE e alla Commissione UE di varare una riposta in termini di solidarietà tra i paesi ma anche in termini di convenienza per tutti, perché’ in Europa non ci potrà essere la ripresa di nessuno a scapito di altri.

In questa difficile situazione, tutto il ventaglio delle misure possibili è necessario.

Ci sarà bisogno di TUTTI I PILASTRI PORTANTI di questa Strategia europea:

  • dalla BCE, con il suo bazooka di 1120 miliardi di euro, che ci garantisce stabilità finanziaria;
  • dalla BEI con i 200 miliardi di euro nuovi lanciati per il sostegno alle imprese e alle PMI;
  • da SURE con i 100 miliardi di euro per mitigare la cassa integrazione e la disoccupazione:
  • dal MES senza condizioni per le spese sanitarie;
  • fino all’intervento decisivo del Recovery Plan e della sua quantità adeguata di risorse.

A chi ritiene che possiamo “farcela da soli”, noi italiani, ricordo che un debito tutto sulle nostre spalle, pur consentito dalla sospensione dei vincoli europei, sarà pesante da reggere mentre la condivisione del rischio e della garanzia a livello europeo renderanno più ricco, e insieme più leggero, questo fardello.

Ma anche gli altri paesi non possono “farcela da soli” perché’ senza uno strumento comune aumenteranno le differenze delle diverse economie, si allontaneranno i paesi del Nord dell’Europa da quelli del Sud e sarà intero progetto europeo a rischiare.

In queste settimane la Commissione UE si è messa in moto, le istituzioni finanziarie pure, il Parlamento UE ha votato, adesso tocca al Consiglio europeo dimostrare consapevolezza della sfida storica per il futuro stesso dell’Europa.

AGGIORNAMENTO

In queste ore è stata resa nota la proposta spagnola che si aggiunge alle altre già sul tavolo. Come noto c’è una proposta francese per costituire un Fondo per la ricostruzione, il Commissario Gentiloni ha fatto a sua volta interessanti proposte, la Presidente Ursula Von der Leyen ha anticipato che proporrà al Consiglio europeo un Fondo basato sul Bilancio Europeo fortemente rafforzato.

Questa ultima proposta spagnola prevede che il Fondo raccolga debito perpetuo da distribuire attraverso elargizioni (e non prestiti) e che gli Stati debbano poi provvedere a pagamenti pro-quota degli interessi, senza che le somme entrino nel debito nazionale.

Tante idee, insomma, e tanti progetti.

L’Italia non porterà un suo piano specifico ma è fortemente protagonista dell’asse con Macron e Sanchez. Ci aspettiamo dunque che da tutte queste idee scaturisca la giusta risposta europea allo shock provocato dal COVID-19. 

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