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"UE E DIPLOMAZIA INDISPENSABILI PER FERMARE LA TRAGEDIA SIRIANA"

DICHIARAZIONE - BRUXELLES, 14 APRILE 2018 - "Una risposta internazionale all'ignobile attacco con armi chimiche contro donne e bambini è doversa, ma deve concentrarsi sullo sforzo diplomatico e politico coinvolgendo tutti i maggiori partner mondiali che oggi invece giocano, ambiguamente e irresponsabilmente, una loro partita di affermazione e di potere e offrono così al"Una risposta internazionale all'ignobile attacco con armi chimiche contro donne e bambini è doversa, ma deve concentrarsi sullo sforzo diplomatico e politico coinvolgendo tutti i maggiori partner mondiali che oggi invece giocano, ambiguamente e irresponsabilmente, una loro partita di affermazione e di potere e offrono così alregime di Assad una copertura e spesso un supporto.
 
E' quanto mai indispensabile perciò sostenere gli sforzi diplomatici e l'unitarietà dell’azione dell'Europa, a partiredalla riunione dei ministri degli Esteri di lunedì prossimo e dalla seconda Conferenza sulla Siria che si terrà a Bruxelles il prossimo 24 e 25 aprile, che deve essere l’occasione finalmente efficace per imboccare una strada che blocchi gli orrori di una cosi lunga guerra e le sofferenze della popolazione civile. L’iniziativa dell'Europapresuppone una strategia più lungimirante degli attacchi missilistici decisi dagli alleati o di un cinico disimpegno filorusso, che coprirebbe le evidenti responsabilità di Putin. In una delle fasi più drammatiche della crisi siriana l'Italia affronta la situazione senza un governo nelle piene funzioni.
 
Dai cosiddetti vincitori delle elezioni vi è silenzio o parole a metà. Condannare la guerra in Siria e la linea degli attacchi missilistici non basta e può diventare un'ipocrisia se non si è in grado fornire una validaalternativa diplomatica. Oggi l'Italia dovrebbe avere una voce forte e farsi promotrice in Europa di una iniziativa comune. Purtroppo però l'Italia paga, anche a livello diplomatico e internazionale, il prezzo del No a referendum del 2016 che ci condanna a essere un Paese perennemente instabile e quindi irrilevante”.
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